Kosovo, 12 anni dopo

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La mia “carriera” nell’ambito dello sminamento è iniziata là, in territorio Kosovaro, nel lontano 2000.

A fine corso per Dirigente B.C.M. (Bonifica Campi Minati), presso la Scuola Genio della Cecchignola, mi fu offerto di passare dalla teoria alla pratica andando in Kosovo, nelle fila di una O.N.G. italiana (Organizzazione Non Governativa) per un breve periodo di addestramento “sul campo”, accettai.

Da allora sono passati 12 anni e di esperienza ne ho acquisita in diversi Paesi, teatro di guerre più o meno dichiarate.

Come ho avuto modo di scrivere in un mio precedente articolo, la voglia di conoscenza è una spinta a cui non so resistere , quindi, dopo la frequenza del corso in Inghilterra, mi mancava il Top, la qualifica EOD IMAS NATO Level 4 (dove EOD sta per Explosive Ordnance Disposal, IMAS per International Mine Action Standards, NATO sta per North Atlantic Treaty Organization e Level 4 significa il Top delle qualifiche).

Dopo una accurata ricerca ho individuato in MAT Mondial, l’Organizzazione internazionale (Inglese) deputata al rilascio di una qualifica di tale importanza, previa frequenza di un corso di 6 settimane ed accertamento preventivo dei requisiti indispensabili.

Il giorno 5 Marzo 2012 ho fatto il mio ingresso in Kosovo, Nazione non più grande della provincia di Udine, forse anche più piccola, ma con un’enormità di problemi.

Per un errore di impostazione del navigatore ho attraversato il confine a Nord della città di Mitrovica, tristemente nota per le continue tensioni tra le due parti che vi convivono.

La tensione è palpabile, i serbi sfoggiano bandiere in ogni dove, con la scritta ”Questa è Serbia”, metà città è piena di auto con targa serba, poi un vuoto di targhe (le macchine viaggiano senza), l’altra metà con targa kosovara, non si vede l’ora di uscirne.

Arrivato a Pec, o Peja, o Peje, a seconda di chi lo pronuncia, l’impressione è che il tempo si sia fermato, non ho fatto fatica a riconoscere i posti che ho frequentato 12 anni fa, molti negozietti, ma sostanzialmente lo sviluppo urbano è rimasto quello di allora.

Dove c’era il Plotone Carabinieri della KFOR ora c’è la sede della Polizia locale, l’Hotel Dukagjini, già sede del Quartier Generale di KFOR, è tornato ad essere un Hotel, a dire il vero l’unico degno di questo nome.

Dove c’era il poligono serbo, sulla strada per Giacova, a pochi chilometri dal centro di Pec, ora sorge il “Villaggio Italia”, compound militare sede del Contingente KFOR.

Il territorio è ancora profondamente dilaniato, sia dalle tensioni etniche, sia dalla presenza di organizzazioni malavitose che non usano mezzi termini per il predominio dell’attività illegale, sia dalla presenza, ancora massiccia di ERW (Explosive Remnants of War), cioè ordigni di tutti i tipi, retaggio di quella guerra.

DSC02201L’area della “Nazione” kosovara è pesantemente inquinata da bombe d’aereo inesplose, sub – munizioni in grande quantità, inesplose ed interrate, mine di ogni tipo, trappole esplosive ancora perfettamente funzionanti.

Le montagne sono state pesantemente bombardate dagli aerei della NATO che hanno seminato migliaia di cluster bombs di cui circa il 30% è inesploso.

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Le statistiche ufficiali parlano di massimo il 5% ma se vi volete togliere la soddisfazione di sapere la verità, quella vera, andate a farvi un giro da quelle parti e parlate con gli sminatori che dalla fine della guerra continuano a trovare e distruggere BLU 97 E 775, oltre ad altre sub – munizioni.

Gli stanziamenti internazionali sono sempre meno ma l’attività prosegue, in montagna bisogna camminare perché le strade sono inesistenti, la boscaglia è fitta e le vipere tante e nervose!

La frequenza del Corso ti porta a confrontarti giornalmente con questa realtà, gli sminatori, molti di loro giovanissimi, uomini e donne, hanno iniziato subito dopo la fine della guerra, non ancora ventenni.

Da allora, giorno dopo giorno, stanno combattendo la loro guerra contro questa piaga che non gli consente di sfruttare appieno le risorse dei territori.

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Molti di loro hanno pagato a caro prezzo, pochi con la vita, altri con menomazioni evidenti che li hanno resi invalidi, ho visto anche chi continua a svolgere l’attività con un arto artificiale.

Purtroppo la crisi ha colpito duramente anche questo settore, nel giro di un quinquennio il salario del personale è praticamente dimezzato, ci si gioca la pelle per poco più di 300 € al mese e per 7 o massimo 8 mesi all’anno, perché l’inverno qui è lungo.

E’ la dura vita degli sminatori, ma qui ancora riescono a lavorare, in Bosnia su un totale di 4.000 uomini ne lavora circa il 5%, il salario da 6/700 € , mensili è sceso a meno della metà.

Ho passato il mio periodo cercando di approfittare al massimo di una realtà che ti consente di affinarti, di rispolverare qualche ricordo, di apprendere quello che ancora non conoscevi se non superficialmente.

L’approccio a missili e razzi inesplosi, a bombe con spolette dell’ultima generazione (multifunzione), a trappole esplosive tradizionale od improvvisate, tutto questo costituisce un bagaglio di conoscenza dal valore inestimabile.

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Bagaglio di cui non ci si deve sentire sazi od appagati, ma che deve essere continuamente mantenuto aggiornato, la tecnologia in questo campo non perdona e solo chi sta al passo con i tempi ha buone probabilità di poter poi raccontare le proprie vicissitudini.

Ho visto la foto di un collega, nel deserto, Iraq o Afghanistan poco importa, completamente nudo, cappello, occhiali ed un sacchetto di plastica alla cintola: stava approcciando una bella bomba d’aereo inesplosa di circa 500 kg, con sistema di rilevamento magnetico……

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Il Corso? Mi è costato sudore e sangue ed un mal di schiena di notevole entità (scarpinare per qualche centinaio di metri su per le montagne con un paio di sacchetti di sabbia sulla schiena non giova, specie ai giovincelli come me) ma sono orgoglioso di  me stesso e del mio certificato: EOD IMAS NATO LEVEL 4 Specialist.