NATIONAL ASSOCIATION SCUBA DIVING SCHOOL

LA DIDATTICA: N.A.S.D.S

 

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Ho già scritto del fatto che la stragrande maggioranza degli aspiranti subacquei ricreativi sceglie una Didattica piuttosto di un’altra per effetto trascinamento e non per aver effettuato una ricerca approfondita su quanto proposto dalle varie Agenzie.

Grande peso sulla decisione finale è determinato da almeno due fattori: durata del corso, impegno in termini di tempo per ottenere il brevetto ed il costo.

Certamente l’amico soddisfatto del Corso che ha frequentato, entusiasta del viaggio in Mar Rosso ed orgoglioso del video che immortala la prima esperienza da conquistatore degli abissi giocherà un grande ruolo nella scelta.

Questa premessa è necessaria la fine di inquadrare bene lo scenario della moderna attività subacquea.

Alcuni giorni fa mi trovavo negli uffici dell’amico Carlo, noto ed apprezzato imprenditore che fornisce attrezzature subacquee in Italia ed all’estero, in attesa che si liberasse da una telefonata sfogliavo una rivista del settore, bene, a parte le inserzioni pubblicitarie dei materiali, ho contato una marea di sigle di Agenzie che si occupano di Istruzione subacquea, Didattiche dagli acronimi a me in parte sconosciuti, ma sicuramente altrettanto valide di quelle che invece io conosco.

La cosa mi ha lasciato un pochino sconcertato, una veloce ricerca peraltro non particolarmente approfondita mi ha portato a contare una trentina di Didattiche differenti.

A questo punto una riflessione si impone.

Stando ai pareri di persone molto qualificate operanti nel settore della subacquea ricreativa e professionale in qualità di imprenditori e/o tecnici la situazione non è delle più rosee.

La subacquea, dopo una crescita esponenziale negli anni 90 ed inizi del 2000 ha subito un fortissimo rallentamento, le vendite sono calate ed i profitti di conseguenza.

Quello che prima era un business abbastanza redditizio ora si è ridotto di parecchio e chi ancora fa numeri discreti deve impegnarsi molto ma molto di più rispetto al passato.

Non sono un analista economico e quindi mi guarderò bene dal fare un esame tecnico per trarre delle conclusioni, mi affido esclusivamente alle parole ed esperienza di chi quotidianamente opera nel settore da anni.

Se ritorniamo indietro di qualche decennio ci rendiamo conto che la percentuale dei  subacquei che frequentavano un corso e poi continuavano nella pratica di questo sport era molto elevata.

Si era sottoposti ad un iter teorico – pratico  che forniva agli aspiranti sub una preparazione adeguata al livello di brevetto cui aspiravano, chi non era convinto abbandonava in questa fase.

Sia ben chiaro, mi riferisco ad addestramenti normalissimi, senza richieste di prestazioni eccezionali, semplici lezioni teoriche cui seguiva un accertamento finale e semplici lezioni pratiche in acqua, piscina o mare aperto, durante le quali si doveva raggiungere un sufficiente grado di acquaticità e gestione dell’attrezzatura sott’acqua.

Nessuna prestazione da superman, nessuna nozione da tesi universitaria.

Tutto questo iter presupponeva e presuppone tutt’ora un periodo di tempo sufficiente per apprendere le nozioni insegnate e per imparare ad eseguire gli esercizi indispensabili per il conseguimento di un brevetto di base.

Pare che oggi i tempi dei corsi si siano inspiegabilmente ristretti, che il costo dei corsi si sia ridotto considerevolmente  a volte sono addirittura proposti corsi gratuiti.

A questo punto una domanda sorge spontanea: perchè se le Didattiche sono aumentate, i Corsi costano e durano molto meno di una volta il settore della subacquea ricreativa è in crisi???

Noi della National Association Scuba Diving School abbiamo mantenuto Standards, tempi e costi adeguati ai tempi, pretendiamo che gli Allievi raggiungano un grado di preparazione tale da consentire loro di andare sott’acqua in totale sicurezza.

N.A.S.D.S. ITALY PRESIDENT

I nostri Istruttori diventano tali dopo una “gavetta” lunga e particolarmente seguita dai Trainers e poi valutati direttamente dal Presidente di N.A.S.D.S. Italia, Furio Tabacco, che si sposta da un capo all’alto della Penisola per garantire con la sua personale presenza in acqua la serietà della valutazione.

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Noi abbiamo risentito della crisi in termine di richiesta di effettuazione corsi, abbiamo perso diversi aspiranti sub perchè le nostre tempistiche ed nostri standards non coincidevano con l’idea che queste persone avevano di un corso sub ma in compenso abbiamo la grande soddisfazione che la quasi totalità dei nostri brevettati restano con noi e proseguono nell’iter didattico per arrivare ad altri livelli e soprattutto nessuno, sottolineo nessuno, si è mai fatto male nè durante la parte dell’insegnamento nè dopo.

 

FRIULI – NORVEGIA – PORTOGALLO – FRIULI!

PREPARIAMOCI PER IL GIRETTO

(04/07/2016)

Come sempre, in previsione di una partenza per un tour di diversi km, è indispensabile una accurata preparazione “logistica”, calcolo dell’itinerario, calcolo dei tempi di percorrenza, controllo del mezzo e del materiale indispensabile: sacco a pelo, tenda, abbigliamento, etc etc..

Prima di ogni altra cosa è necessario decidere l’itinerario, la strada sarà lunga, probabilmente impegnativa nei tratti norvegesi, costeggiando i fiordi.

Quindi mano alle vecchie, care ed insostituibili cartine geografiche!

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Ne servono diverse, Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia per l’andata ed, oltre a queste, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Francia, Spagna e Portogallo per il ritorno.

Devo iniziare a preparare anche tutto l’equipaggiamento: antipioggia (Tucano, comprato nuovo per l’esigenza), copristivaletti impermeabili, completo invernale tecnico (ho già vissuto il freddo del Nord quando sono andato a Capo Nord, non è piacevole…), borsoni, attrezzature varie …

Bene, piano piano ci prepariamo, passerò dal freddo del Nord al caldo del sud del Portogallo, quindi attrezzature e vestiario ridondanti.

Prenotato solo il “rorbu” a SVOLVAER, per tre giorni, per il resto… all’avventura!

Per conoscenza, nemmeno io sapevo cosa fosse il RORBU, la tipica casetta dei pescatori norvegesi.

 

IRAQ – IL PAESE DI ALI BABA -Parte prima

ATTENZIONE: CONTIENE IMMAGINI CRUENTE!

IL PAESE DI ALI BABA

(2014)

PREMESSA:

IRAQ ALI BABA - 1

La torre di Babele è, a mio avviso, l’emblema simbolo del Paese Iraq.

Diverse etnie, diverse interpretazioni religiose, pur della stessa natura, un unico popolo che parla la stessa lingua ma che si osteggia e si massacra quotidianamente, senza rispetto alcuno della vita umana, con episodi di ordinaria barbarie che vanno ben oltre un “odio normale”.

IRAQ ALI BABA - 2

IRAQ ALI BABA - 3La storia recente dell’Iraq fa cadere la responsabilità delle atrocità attuali sugli odi  che fanno contrapporre Sciiti a Sunniti dopo la caduta del regime di Saddam che ha governato il Paese da 1979 …..IRAQ ALI BABA - 4

 

….al 2003

 

IRAQ ALI BABA - 5

Le informazioni ufficiali parlano di quasi un milione di morti, Kurdi, Yezidi, Cristiani Assiro – Caldei, Sciiti per la repressione del Partito di Saddam, il Baath.

Quindi 1.000.000 di morti in 24 anni di dittatura, come viene comunemente definito il periodo di Saddam, il che significa circa 40.000 vittime all’anno.

Dalla caduta  di Saddam ad oggi, grazie alla DEMOCRAZIA importata in Iraq dagli Stati Uniti, il popolo iracheno vive felicemente  con una media di 1.000/2.000 morti al mese.

Ognuno può trarre le dovute conseguenze.

In ossequio al detto “Finchè c’è guerra c’è speranza”, grazie a questo continuo protrarsi di guerra civile, c’è una economia fiorente, internazionale, legata all’ “INDOTTO”.

Il Dio petrolio consente un flusso enorme e spesso sommerso di capitali: armi, tecnologie, ricostruzione, addestramento, bonifica di aree da riutilizzare per scopi vari.

Naturalmente in questo vorticoso flusso di denaro la fa da padrona la corruzione dilagante…..

ALI BABA 1Ali Baba (senza accenti), ne è l’emblema, solo che i ladroni non sono solo quaranta!

Il Paese vive, di conseguenza, in una grande c contraddizione, povertà..

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…..o sfarzo…..

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ALI BABA 5

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La Sanità è “notevole”, soprattutto nelle strutture private, dove il personale, il servizio e le strutture fanno la differenza….

 

BAGH HOSPITAL

 

 

ALI BABA 8…ambulatorio polivalente, pulizia eccezionale, infermiera diplomata ….

piena di “diplomazia”, nonostante il velo.

La vita in Iraq è regolata dal destino, gli attentati si susseguono, i morti ed i feriti sono la quotidianità, la gente è assuefatta, succube di una situazione che nessuno pensa di poter sanare.

Viaggiando per le strade ci si rende conto che il dispiegamento di forze di polizia ed esercito è assolutamente di facciata, mezzi (gran parte inefficienti e lasciati dalle truppe USA) e uomini messi in mostra per dimostrare che lo Stato vigila..

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Ma ognuno deve prendere le proprie precauzioni, per dormire sonni tranquilli….

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In compenso la vita scorre comunque quasi indifferente, chi se la sente può andare in centro a farsi un giro per negozi e mercati, tenendo però in debito conto il rischio di essere coinvolti in qualche esplosione di autobombe..

ALI BABA 14…pensavo che la mia fosse una taglia forte, ma vista la varietà dei menù ed il ritmo di alimentazione degli iracheni… piccolo breakfast….

ALI BABA 15…e pranzetti leggeri…

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Naturalmente si mangia anche tra le mura domestiche e se qualcuno è reputato una persona importante, oltre al take away….

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…si vede preparare delle delizie locali…..

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.deliziose carpe del Tigri, dal sapore intenso….

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..e dopo  una bella mangiata, o magari anche durante, una bella fumata di narghilè….

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..nel paradiso dei narghilè…

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ALI BABA 30…e un buon caffè….

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..il tutto preferibilmente durante il giorno, perché l’erogazione dell’energia elettrica, in Iraq, è piuttosto saltuaria, grosso modo qualche ora al giorno, la rete pubblica non è il meglio….

ALI BABA 33..ed i mezzi alternativi sono quanto di meglio la tecnologia possa offrire…

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Naturalmente c’è un fiorente commercio di gruppi elettrogeni super affidabili e potenti, milioni di dollari che scorrono nelle mani di imprenditori super ricchi!

 

CONTINUA………

MOTOCICLISMO COL BOTTO.

Credo che tutti coloro i quali si sono avventurati per le strade a cavallo di un mezzo a motore a due ruote abbiano avuto la spiacevole esperienza di “assaggiare” l’asfalto.

Fortunatamente per i più la cosa si è risolta con danni ai mezzi, più o meno leggere escoriazioni, ematomi più o meno vasti.

Purtroppo non sempre si risolve così.

E’ ormai cronaca quotidiana, ma soprattutto cronaca di week end, quella che riporta di gravi se non gravissimi incidenti che vedono coinvolti motociclisti.

Nella stragrande maggioranza dei casi non li conosciamo ma a volte il “destino” colpisce anche persone a noi vicine.

Ho volutamente virgolettato la parola destino perchè in merito ho una mia personalissima opinione.

Io sono un fatalista, faccio un mestiere abbastanza pericoloso, ma sono convinto che in un foglio di calendario dell’anno X, del mese Y, del giorno Z c’è scritto il mio nome ed in quel momento ovunque io sarò, qualsiasi cosa io starò facendo la Nera Signora con la falce reciderà il filo della mia vita ed io non potrò nulla.

Questo per quanto riguarda l’atto finale della nostra vita: l’inevitabile capolinea.

In merito invece al cosiddetto “destino” che sarebbe responsabile di molte disgrazie che ci capitano e che ci lasciano il segno più o meno profondo ho una mia particolare convinzione.

Gli incidenti sul lavoro sono gran parte causati da errori umani, distrazioni, omissioni, gli aerei cascano al 98% per errore del pilota e per il restante 2% per cedimenti strutturali sempre imputabili a responsabilità umane, i subacquei hanno gravi incidenti per avere troppo osato o per non essere sufficientemente preparati al pari dei paracadutisti.

Chi guida un mezzo a motore a quattro e/o due ruote è soggetto agli stessi sbagli.

Tralasciando quello che può succedere in campo agonistico dove le spinte sono ben altre ed il desiderio di prevalere sugli avversari spinge ad andare oltre il limite, nel quotidiano troppo spesso andiamo oltre.

Voglia di scaricare tensione ed adrenalina, voglia di esibizionismo, ansia di dimostrare quanto si è bravi portano troppo spesso a sottovalutare se non adddirittura ad ignorare quelli che sono i  rischi e le incognite della strada.

La pista è il luogo, l’unico, dove tutte questi istinti possono essere scaricati con estrema sicurezza, non ci sono colonne da sorpassare, macchine che non ci vedono e ci vengono addosso, autisti ubriachi che passano lo stop senza nemmeno rallentare.

La strada NO!

La strada è ogni giorno che passa sempre più pericolosa, il numero delle vetture che circolano è in continuo aumento e di pari passo aumenta il numero degli autisti che hanno poca o nulla esperienza.

A mio avviso è preciso dovere dei motociclisti più anziani e/o di maggior carisma fare tutto il possibile affinchè le giovani leve che si affacciano al mondo delle due ruote non provino solo la voglia di competere in velocità o bravura sulla strada ma che vedano e prendano ad esempio persone che hanno dimostrato già suo tempo di essere “brave” ma che sanno andare per strada usando il cervello e non il solo acceleratore.

Esaltare le performances del mezzo è orgoglio del proprietario, esaltare le proprie capacita di guida è altrettanto normale e comprensibile, portare ad esempio i tempi fatti in pista è la strada giusta, esaltare chi guida come un pazzo magari in mezzo al traffico come fosse un superman è, a mio avviso, la cosa più stupida e pericolosa che si possa fare.

Quando ho iniziato ad andare sott’acqua ho fatto cose estreme mettendo a rischio la mia incolumità, da quando mi sono assunto la responsabilità di insegnare ad altri le ho sepolte tra i miei ricordi e se i giovani allievi mi chiedono se ho fatto qualcosa di “macho” rispondo sempre di no.

Per concludere, quando sento o leggo di motociclisti che cadono e si fanno veramente male senza perdere la vita faccio fatica ad imputare la cosa al DESTINO mi viene più facile pensare con amarezza che si potrebbe fare tutti qualcosa di più affinchè questa nostra passione ci portasse belle esperienze e che il “motociclismo col botto” piano piano sparisse per sempre.