L’ISOLA C’E’, IL RADUNO NO!

Nel calendario degli eventi ufficiali degli H.O.G. (Harley Owners Group), dopo il Faaker See, è indicato il 9° Mallorca Bike Week, ovviamente la location è l’isola di Maiorca, in Spagna, il periodo: dal 3 al 9 di Novembre 2014.

Quest’anno di pioggia, in moto, ne ho presa veramente tanta, le previsioni per il periodo sono non brutte ma pessime, ma un “saltino” a Maiorca vale pure una bella lavata!

Controlli di rito, meccanicamente la moto può andare tranquilla, come sempre.

Prenotazioni effettuate, Hotel a Palma e traghetto Barcellona – Palma e ritorno, andata il 6 alle 23,00 rientro da Palma il 9, sempre alle 23,00.

Le soste eventuali strada facendo saranno affidate al caso, come sempre!

05 Novembre 2014, ore 07,30

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Il giorno della partenza il tempo si presenta come da previsioni: pioggia intensa, per cui bagagli coperti e motociclista pure!

Il tragitto scelto è quello che conosco meglio: Venezia – Verona – Brescia – Cremona – Tortona – Ventimiglia – Nizza – Marsiglia – Perpignan – Barcellona per un totale di 1.430 km stando al navigatore Garmin.

Pioggia battente, primo pit stop per rifornimento a Brescia, un attimo di pausa per sgocciolarmi e poi si riparte, nessuna speranza di vedere migliorare la situazione meteo: è coperto ovunque e la pioggia è costante.

Il secondo rifornimento ad Albenga, visto che siamo in orario di “pranzo” un paio di barrette energetiche ed un bel cappuccino caldo, dalle macchinette perché il bar comporterebbe una breve camminata sotto la pioggia e non ne sento la necessità.

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Si riparte, la strada è desolatamente priva di ogni forma di vita motociclistica, sia nella mia direzione sia in quella opposta, mah…senza sole e caldo, il 95% (mi sento ottimista) dei possessori di moto stendono il telo, proprio il telo, pietoso sulle loro cavalcature.

Con la visiera sempre bagnata e l’antipioggia ormai non più in grado di proteggermi, arrivo nelle vicinanze di Cannes e finalmente il rubinetto si chiude, decido di proseguire almeno fino al 900esimo km, così da doverne fare domani solo 500 circa.

Quindi potrò dormire un’oretta in più e ripartire, sperando di riuscire ad asciugare tutto il vestiario, mi sono portato un completo di ricambio ma mi secca dovere aprire il borsone che è ben incappucciato in un sacco di nylon!

Cerco un hotel sul navigatore, località Auriol, nei dintorni di Marsiglia e all’altezza di Aix en Provence, naturalmente il locale è chiuso,  sembra da parecchio, quindi dietro front ed andiamo a naso.

Vedo un’insegna, Hotel Occitan, pare che ci sia anche un parcheggio, proviamo.

L’addetta alla reception, giovane e carina (non guasta mai!) è pure simpatica, mi dà una camera, mi dà la chiave del garage e mi dice che funziona pure il ristorante, che volere di più dalla vita??

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Io non bevo alcolici, ma l’occasione è ghiotta: un pastis come aperitivo, un calice di bianco leggero per il patè de foie gras ed uno di rosso altrettanto leggero per i rognoncini, tutto superbo!

Dopo cena, operazione asciugatura capi di vestiario con il phon, fortunatamente in bagno c’è anche un riscaldatore molto potente e penso che per domani mattina sarà tutto asciutto.

06 Novembre 2014

Così è, colazione leggera e si riparte.

La pioggia ha dato forfait ma in compenso c’è un vento molto, ma molto forte, chi si intende un poco di meteorologia, di volo o di paracadutismo sa a quanto soffia il vento quando la manichetta professionale di 2 metri resta costantemente parallela al terreno

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In compenso c’è il sole, anche se il cielo non è completamente sgombro da nuvole.

Più mi avvicino al confine spagnolo e più il cielo si fa terso, il panorama è da godere.

Sono alla Junquera, confine Franco- Spagnolo e ora c’è sole, fastidioso….per un anfibio come me!!!

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Devo fare un’amara considerazione, sono quasi a Barcellona ed ho visto fino ad ora un solo biker nello specchietto retrovisore: il sottoscritto!

E’ proprio vero che i Bikers, quelli con la B maiuscola sono una razza in via di estinzione.

Finalmente Barcellona!

Diritto al porto per espletare le formalità di imbarco, sono le 17,00 circa, ritiro i biglietti per il traghetto ed aspetto che aprano il cancello del piazzale di sosta.

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Alle 18,00 puntuale, l’hombre apre, sono il solo perché sono il primo.

Chiedo dove posso andare a fare uno spuntino, mi indicano un localino giusto di fronte al porto, in considerazione che l’imbarco è a 5 minuti dal centro di Barcellona, mi muovo con cautela, il mio spagnolo è molto buono in termini di comprensione, ma in termini di “hablar”, lascia parecchio a desiderare.

Comunque entro ed ordino un piatto veloce, anche se ho tempo in abbondanza, sono le 19,00, dovrei imbarcare alle 21,30 e sono a 8 minuti a piedi dal piazzale di sosta.

Il cameriere, gentile, mi presenta il menù, io gli dico di portarmi quello che mangerebbe lui.

Dopo una quindicina di minuti, ecco fatto:

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Carne ottima, cotta bene, l’uovo caldo, il prezzo onesto!

Me la prendo comoda, anche il caffè non è male, pago e mi avvio verso il piazzale, dove trovo un altro Road King Classic, nero cromato come il mio, parcheggiato in pole position

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C’è anche il proprietario, olandese, ci presentiamo e gli chiedo se è arrivato per strada oppure ha spedito la moto, mi dice che ha guidato, ma controllando lo stato della pulizia generale (è lucida come uno specchio!) penso che gli si dovrebbe allungare il nasino.

Mi racconta pure che c’è sua moglie, in macchina, che lo aspetta dopo il raduno a 150 km da Barcellona dove trascorreranno una decina di giorni di ferie, probabilmente macchina con carrello, ma non importa, almeno un Harleysta!

Pensiamo di vedere arrivare altre moto ed invece nulla, arriva invece il traghetto ed imbarchiamo

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Appena saliti sul ponte ci perdiamo di vista perché lui è riuscito a prenotare una cabina io invece no, ad ogni buon conto, invece di andare sulle poltrone, opto per i divani della zona bar, molto più confortevoli.

La traversata durerà 8 ore e stare disteso anziché seduto, fa la differenza.

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07 Novembre 2014

Il traghetto è puntuale, il mare una tavola, la luna e le luci del porto di Palma ispirano romanticismo, devo andare immediatamente ad accarezzare la mia creatura che mi aspetta in garage!

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L’alba!

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Scendo dalla rampa, saluto il collega olandese che si avvia verso la località del raduno, io cerco il mio albergo, ma il mio navigatore non riconosce la via.

Chiamo la reception e dopo qualche peripezia riesco ad arrivare, non si presenta male…

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Decisamente non è male!!

L’unica cosa negativa è che si paga il collegamento internet nella lobby, cosa che non ho mai visto in nessun albergo, normalmente nelle aree di uso comune è free, qui invece un euro ogni 15 minuti!!!

Inoltre la cassetta di sicurezza in camera a pagamento….

Vabbè…… Viva Palma de Mallorca

Sistemo i bagagli, piccolo relax, poi decido di chiedere dove è situata l’area del raduno, meraviglia….nessuno sa nulla di questo raduno!

In considerazione che l’isola è piccola, e quando dico piccola intendo piccola, 100 km di diametro, km più km meno, mi sa strano che nessuno ne sappia nulla.

L’evento è nell’elenco ufficiale dei raduni Harley internazionali, quindi…

Zero! Allora decido di chiamare la concessionaria Harley locale, sperando che esista, esiste, mi risponde un impiegato che in spagnolo mi spiega dove si trova il raduno: località Cala d’or, Robinson Club, ad una cinquantina di km, dice lui.

Detto e fatto, imposto il navigatore e parto, fuori dall’autostrada di Palma, il panorama è bello, tipico spagnolo, olivi, alberi da frutta, case basse in blocchi di tufo, pecore, muri di recinzione in blocchi, tutto bello da vedere, il tempo poi è ottimo, sole e cielo sereno, la temperatura è piacevole.

Dopo 76 km arrivo a Cala d’or, il paesino si affaccia sul mare, molto bello e piccolo, ma proprio perché è piccolo mi aspetto di trovare mega cartelloni Harley Davidson, invece nulla.

Dopo un tre o quattro giri incrocio un’Harley con targa tedesca e finalmente un’indicazione turistica gialla con su scritto “Robinson Club”.

Seguo fino a trovare un piazzale dove sono parcheggiati diversi autotreni, targa tedesca, con insegne dell’Harley, per terra noto una montagna di strane strutture metalliche.

Segni  di attività di motoraduni: zero, ed è strano, anzi, molto strano, è venerdì pomeriggio e dovrebbe essere un giorno clou, prima dell’ultimo giorno!

Vedo indicazioni “Robinson Club”, Reception, Tennis, Golf…..

Vado alla reception, lì qualcuno dovrebbe sapermi dare indicazioni, finalmente uno striscione arancione!

Una carinissima e giovane impiegata, con maglietta Harley mi dà il benvenuto e mi spiega che questo “raduno” è riservato ai residenti nel Club, che sono in gran parte tedeschi e che hanno prenotato da mesi!!!

L’anno prossimo sarà il decimo anniversario e si aspettano un grande afflusso…..visto che è graziosa non le dico quello che penso, in compenso le chiedo cosa ci fanno tutti quei mega TIR, parcheggiati fuori, visto che non ci sono attività, risposta: hanno portato le moto dalla Germania!!!!!

Ed ora capisco anche cosa sono quelle strutture metalliche: telai per trasportare le moto!!

No comment!!! Mi riservo di scrivere una bella email all’organizzazione HOG (Harley Owners Group) appena rientro, non è possibile inserire un evento nel calendario internazionale, come il Faaker See o altri, senza specificare che è riservato a pochi intimi, che di biker non hanno nemmeno l’odore!

Biker significa godere del proprio mezzo, guidarlo per km e km senza paura di condizioni meteo avverse, trovare piacere nel sentire il rombo del motore e nell’incrociare altri “animali da strada” come te!

Mah…..dietro front e giro panoramico di Mallorca, niente di che, è bella, ma si fa presto a girarla.

Controllo la situazione meteo, per domenica si prevede un peggioramento del tempo su  Maiorca, venti molto forti, pioggia battente e mare agitato, ti pareva..

A questo punto, visto il Raduno che non esiste, visto il meteo, decido di anticipare la partenza, se la Compagnia Trasmediterranea mi cambia il biglietto.

Con le telefonate non ho riscontro, proverò domani.

Per la cena mi affido al caso, regola numero 1: evitare i locali del centro, sono per turisti quindi …..

Trovo un localino vicino all’Hotel, carne alla brace: ottima!

Domani farò l’esplorazione dell’isola.

8 Novembre 2014

Il sole splende ma le nuvole cominciano ad affollarsi sopra di me, la colazione è superabbondante e varia, costo: 7 € ma li vale tutti.

Mi preparo per il giro dell’isola, io sono a Palma, quindi a sud, la costa ad  est lo vista ieri, quando sono andato a Cala d’or, non mi resta che andare a Port d’Alcudia e tornare lungo la costa occidentale.

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Mi avvio ma la situazione meteo sta peggiorando, le montagne ad ovest sono cariche di nuvole nere, quindi direzione Alcudia con l’occhio puntato in alto

50 km, niente di più, il paesaggio è sempre lo stesso, rischia di essere perfino monotono, ma rientro e mi faccio un giro in centro.

La cattedrale è maestosa, da sola merita la visita a quest’isola

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Anche il viale principale merita di essere visto

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Con barberia..o peluqueria…

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Un po’ di relax in centro….

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Ora è necessario andare alla Compagnia di navigazione per vedere se è possibile fare cambio di biglietto, l’impiegato mi dice che forse si potrà fare ma che devo tornare alle 20,00 ed aspettare la lista d’imbarco per esserne certo.

A questo punto non mi resta che rientrare in Hotel e preparare i bagagli, la camera è pagata fino a domani, quindi nessun problema: se parto non avrò il rimborso ma se resto avrò la mia camera per la notte.

Riposino pomeridiano, cena alle 19,00 e alle 20,00 sono in Agenzia, sono puntualissimi, il cambio si può fare, naturalmente nessuna cabina, ma non è un problema, i divani della zona bar sono comodi.

Il piazzale di carico è quasi vuoto, ma ci sono le macchine dei “possessori di moto” che hanno partecipato all’evento Harley, targhe tedesche, ovviamente, e Mercedes, SUV, Pick Up etc etc, questi si che sono motociclisti!!

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L’imbarco è previsto per le 23,00 ma il traghetto deve ancora arrivare.

Nel frattempo arrivano una decina di moto stradali, targa spagnola, chiaramente sono stati a farsi un week end a Maiorca e viste le previsioni meteo hanno deciso, saggiamente, di rientrare.

Finalmente arriva il traghetto, più piccolo del precedente, ed imbarchiamo

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Purtroppo la zona del bar non ha divani, il traghetto è il fratello povero di quello dell’andata!

Quindi poltrona, naturalmente per taglie M o massimo L, per una taglia come la mia ci vorrebbe ben altro, quindi nessun riposo.

9 Novembre 2014

08,20 le ruote toccano l’asfalto di Barcellona, mi sono preparato al peggio, antipioggia ma senza sopra stivali, non voglio sorprese.

Sono stanchino ma l’idea è di percorrere almeno 8/900 km prima di fermarmi per la notte.

Il tempo mi assiste, ma passata la frontiera alla Junquera, il cielo comincia a coprirsi, nei pressi di Nimes mi copro gli stivali e subito dopo comincia il mio tempo preferito: pioggia a secchi!

Nel percorso mi sorpassano quasi tutti i Tedeschi presunti motociclisti a bordo delle loro confortevolissime vetture, mentre le loro moto viaggiano tranquillamente e solidamente ancorate sui rimorchi dei TIR!

Arrivo al bivio per Marsiglia ed il navigatore di mi dà indicazione di proseguire in direzione Lione, non conosco la strada ma non ho orari da rispettare, per cui mi affido al Garmin che è impostato su “tragitto più veloce”.

Gli strumenti tecnologici sono di valido aiuto, ma calcolano in base a parametri pre-impostati, lunghezza della strada e limiti di velocità, non tengono conto di fattori quali: situazione meteo, condizioni climatiche stagionali, traffico etc etc.

Risultato : attraversato il confine Italiano al valico del Frejus!!!

Avrei dovuto sospettarlo quando ho visto le Alpi francesi

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Ma ho voluto vedere fino in fondo dove mi portava il Garmin, su per la valle che porta al Frejus raffiche di vento violente, la guida è impegnativa, pioggia e vento fortissimo non sono il massimo.

Finalmente il Traforo, 28€ per il transito, dentro un caldo perfino eccessivo, ma all’uscita…. Pioggia a secchi, nebbia, freddo..arrivo alla tangenziale di Torino alle 17,00, visibilità ridotta da quanto piove, per un pelo tampono la macchina che mi precede che a sua volta aveva tamponato violentemente quella che la precedeva.

Riesco a schivarla solo perché i riflessi ancora sono buoni, nonostante la stanchezza ed i 900 km percorsi di cui metà in condizioni meteo avverse.

Mi fermo per il rifornimento, guardo l’orologio ed il conta km e decido di guidare fino a casa, mancano 500 km e, nell’ipotesi peggiore, verso le 23,00 dovrei arrivare a casa.

La tangenziale è un caos, ma riesco a venirne fuori, a Novara, finalmente, la pioggia cessa, ma la tangenziale di Milano è peggiore di quella di Torino, code e traffico bestiale.

Uscito dalla tangenziale il traffico è comunque intenso, mi fermo a Mestre per avvisare che alle 22,30 sarò a casa, mi rendo conto che i riflessi sono ormai andati, e che non sono più io a guidare la moto ma è la moto che mi trasporta, fortunatamente mancano pochi km, tutti autostradali, altrimenti dovrei fermarmi.

22,15 arrivo in garage: 14 ore di moto e 1450 km, niente male, alla faccia del raduno fantasma di Palma di Maiorca!

Neanche 4.000 km…… solo 3.150 di cui circa 1.200 con un tempo da cani.

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Per gli amanti dei numeri: circa 250 litri di benzina, 220 € di autostrade, qualche centinaio di € per la logistica (alberghi, ristoranti, traghetti).

Ora pensiamo al prossimo viaggio.

 

 

 

 

IRAQ – IL PAESE DI ALI BABA -Parte prima

ATTENZIONE: CONTIENE IMMAGINI CRUENTE!

IL PAESE DI ALI BABA

(2014)

PREMESSA:

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La torre di Babele è, a mio avviso, l’emblema simbolo del Paese Iraq.

Diverse etnie, diverse interpretazioni religiose, pur della stessa natura, un unico popolo che parla la stessa lingua ma che si osteggia e si massacra quotidianamente, senza rispetto alcuno della vita umana, con episodi di ordinaria barbarie che vanno ben oltre un “odio normale”.

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IRAQ ALI BABA - 3La storia recente dell’Iraq fa cadere la responsabilità delle atrocità attuali sugli odi  che fanno contrapporre Sciiti a Sunniti dopo la caduta del regime di Saddam che ha governato il Paese da 1979 …..IRAQ ALI BABA - 4

 

….al 2003

 

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Le informazioni ufficiali parlano di quasi un milione di morti, Kurdi, Yezidi, Cristiani Assiro – Caldei, Sciiti per la repressione del Partito di Saddam, il Baath.

Quindi 1.000.000 di morti in 24 anni di dittatura, come viene comunemente definito il periodo di Saddam, il che significa circa 40.000 vittime all’anno.

Dalla caduta  di Saddam ad oggi, grazie alla DEMOCRAZIA importata in Iraq dagli Stati Uniti, il popolo iracheno vive felicemente  con una media di 1.000/2.000 morti al mese.

Ognuno può trarre le dovute conseguenze.

In ossequio al detto “Finchè c’è guerra c’è speranza”, grazie a questo continuo protrarsi di guerra civile, c’è una economia fiorente, internazionale, legata all’ “INDOTTO”.

Il Dio petrolio consente un flusso enorme e spesso sommerso di capitali: armi, tecnologie, ricostruzione, addestramento, bonifica di aree da riutilizzare per scopi vari.

Naturalmente in questo vorticoso flusso di denaro la fa da padrona la corruzione dilagante…..

ALI BABA 1Ali Baba (senza accenti), ne è l’emblema, solo che i ladroni non sono solo quaranta!

Il Paese vive, di conseguenza, in una grande c contraddizione, povertà..

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…..o sfarzo…..

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La Sanità è “notevole”, soprattutto nelle strutture private, dove il personale, il servizio e le strutture fanno la differenza….

 

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ALI BABA 8…ambulatorio polivalente, pulizia eccezionale, infermiera diplomata ….

piena di “diplomazia”, nonostante il velo.

La vita in Iraq è regolata dal destino, gli attentati si susseguono, i morti ed i feriti sono la quotidianità, la gente è assuefatta, succube di una situazione che nessuno pensa di poter sanare.

Viaggiando per le strade ci si rende conto che il dispiegamento di forze di polizia ed esercito è assolutamente di facciata, mezzi (gran parte inefficienti e lasciati dalle truppe USA) e uomini messi in mostra per dimostrare che lo Stato vigila..

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Ma ognuno deve prendere le proprie precauzioni, per dormire sonni tranquilli….

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In compenso la vita scorre comunque quasi indifferente, chi se la sente può andare in centro a farsi un giro per negozi e mercati, tenendo però in debito conto il rischio di essere coinvolti in qualche esplosione di autobombe..

ALI BABA 14…pensavo che la mia fosse una taglia forte, ma vista la varietà dei menù ed il ritmo di alimentazione degli iracheni… piccolo breakfast….

ALI BABA 15…e pranzetti leggeri…

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Naturalmente si mangia anche tra le mura domestiche e se qualcuno è reputato una persona importante, oltre al take away….

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…si vede preparare delle delizie locali…..

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.deliziose carpe del Tigri, dal sapore intenso….

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..e dopo  una bella mangiata, o magari anche durante, una bella fumata di narghilè….

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..nel paradiso dei narghilè…

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ALI BABA 30…e un buon caffè….

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..il tutto preferibilmente durante il giorno, perché l’erogazione dell’energia elettrica, in Iraq, è piuttosto saltuaria, grosso modo qualche ora al giorno, la rete pubblica non è il meglio….

ALI BABA 33..ed i mezzi alternativi sono quanto di meglio la tecnologia possa offrire…

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Naturalmente c’è un fiorente commercio di gruppi elettrogeni super affidabili e potenti, milioni di dollari che scorrono nelle mani di imprenditori super ricchi!

 

CONTINUA………

MOTOCICLISMO COL BOTTO.

Credo che tutti coloro i quali si sono avventurati per le strade a cavallo di un mezzo a motore a due ruote abbiano avuto la spiacevole esperienza di “assaggiare” l’asfalto.

Fortunatamente per i più la cosa si è risolta con danni ai mezzi, più o meno leggere escoriazioni, ematomi più o meno vasti.

Purtroppo non sempre si risolve così.

E’ ormai cronaca quotidiana, ma soprattutto cronaca di week end, quella che riporta di gravi se non gravissimi incidenti che vedono coinvolti motociclisti.

Nella stragrande maggioranza dei casi non li conosciamo ma a volte il “destino” colpisce anche persone a noi vicine.

Ho volutamente virgolettato la parola destino perchè in merito ho una mia personalissima opinione.

Io sono un fatalista, faccio un mestiere abbastanza pericoloso, ma sono convinto che in un foglio di calendario dell’anno X, del mese Y, del giorno Z c’è scritto il mio nome ed in quel momento ovunque io sarò, qualsiasi cosa io starò facendo la Nera Signora con la falce reciderà il filo della mia vita ed io non potrò nulla.

Questo per quanto riguarda l’atto finale della nostra vita: l’inevitabile capolinea.

In merito invece al cosiddetto “destino” che sarebbe responsabile di molte disgrazie che ci capitano e che ci lasciano il segno più o meno profondo ho una mia particolare convinzione.

Gli incidenti sul lavoro sono gran parte causati da errori umani, distrazioni, omissioni, gli aerei cascano al 98% per errore del pilota e per il restante 2% per cedimenti strutturali sempre imputabili a responsabilità umane, i subacquei hanno gravi incidenti per avere troppo osato o per non essere sufficientemente preparati al pari dei paracadutisti.

Chi guida un mezzo a motore a quattro e/o due ruote è soggetto agli stessi sbagli.

Tralasciando quello che può succedere in campo agonistico dove le spinte sono ben altre ed il desiderio di prevalere sugli avversari spinge ad andare oltre il limite, nel quotidiano troppo spesso andiamo oltre.

Voglia di scaricare tensione ed adrenalina, voglia di esibizionismo, ansia di dimostrare quanto si è bravi portano troppo spesso a sottovalutare se non adddirittura ad ignorare quelli che sono i  rischi e le incognite della strada.

La pista è il luogo, l’unico, dove tutte questi istinti possono essere scaricati con estrema sicurezza, non ci sono colonne da sorpassare, macchine che non ci vedono e ci vengono addosso, autisti ubriachi che passano lo stop senza nemmeno rallentare.

La strada NO!

La strada è ogni giorno che passa sempre più pericolosa, il numero delle vetture che circolano è in continuo aumento e di pari passo aumenta il numero degli autisti che hanno poca o nulla esperienza.

A mio avviso è preciso dovere dei motociclisti più anziani e/o di maggior carisma fare tutto il possibile affinchè le giovani leve che si affacciano al mondo delle due ruote non provino solo la voglia di competere in velocità o bravura sulla strada ma che vedano e prendano ad esempio persone che hanno dimostrato già suo tempo di essere “brave” ma che sanno andare per strada usando il cervello e non il solo acceleratore.

Esaltare le performances del mezzo è orgoglio del proprietario, esaltare le proprie capacita di guida è altrettanto normale e comprensibile, portare ad esempio i tempi fatti in pista è la strada giusta, esaltare chi guida come un pazzo magari in mezzo al traffico come fosse un superman è, a mio avviso, la cosa più stupida e pericolosa che si possa fare.

Quando ho iniziato ad andare sott’acqua ho fatto cose estreme mettendo a rischio la mia incolumità, da quando mi sono assunto la responsabilità di insegnare ad altri le ho sepolte tra i miei ricordi e se i giovani allievi mi chiedono se ho fatto qualcosa di “macho” rispondo sempre di no.

Per concludere, quando sento o leggo di motociclisti che cadono e si fanno veramente male senza perdere la vita faccio fatica ad imputare la cosa al DESTINO mi viene più facile pensare con amarezza che si potrebbe fare tutti qualcosa di più affinchè questa nostra passione ci portasse belle esperienze e che il “motociclismo col botto” piano piano sparisse per sempre.

PROTEZIONI SI – PROTEZIONI NO

La polemica è iniziata appena si è diffusa la notizia delle nuove norme che dovrebbero entrare in vigore e che riguardano l’abbigliamento tecnico che parer sarà reso obbligatorio per chi va in moto, specialmente per chi guida moto di grossa cilindrata.

Non voglio entrare nel merito della tipologia dell’abbigliamento tecnico e tantomeno sulla giustezza dell’obbligatorietà del provvedimento, mi limiterò esclusivamente, come mio costume, a fare delle personalissime considerazioni.

Premesso che chi viaggia su due ruote è decisamente esposto a rischi maggiori di chi invece sta comodamente seduto all’interno di un autoveicolo è da valutare quale importanza si deve o si vuole dare alla propria incolumità od addirittura alla propria vita.

Ogni motociclista pensa di essere il miglior pilota in circolazione, chi è destinato a cadere e sempre un altro, fino a prova contraria che, purtroppo, significa finire sull’asfalto.

Io penso che indossare adeguati indumenti protettivi sia più che utile doveroso e naturalmente bisogna fare il “sacrificio” di indossarli sempre, troppi motociclisti sono caduti a pochi metri dal garage di casa per un’incauta manovra di un automobilista sprovveduto o distratto, per una macchia di olio  o gasolio per terra, per un cane che sbuca all’improvviso, per un bambino che attraversa di corsa…..potrei citare ancora infiniti esempi.

Il problema è fondamentalmente di mentalità, di “comodita” ed anche, perchè no, finanziario.

La mentalità è quella radicata di generazioni di motociclisti che per anni hanno viaggiato a malapena con il casco e naturalmente un semplicissimo casco, non certo un integrale supertecnico, tra l’altro molto spesso neppure allacciato perchè, soprattutto in estate “dà fastidio”.

La comodità è quella che ci impone di salire in moto, motorino o scooter con maglietta, pantaloncini corti ed infradito, naturalmente senza guanti perchè le mani sudano….In periodi freddi, per i non molti motociclisti che usano la moto oltre l’estate, ci si spinge fino ad un giubbino che magari ha le protezioni.

Il lato finanziario è troppo spesso quello che ci fa dire che certe cose sono superflue.

Quando le cinture di sicurezza sono state rese obbligatorie la stragrande maggioranza degli automobilisti si era dichiarata contraria perchè inutili….

Ora veniamo a noi, al nostro caso specifico: casco integrale, paraschiena, guanti tecnici, abbigliamento tecnico, calzature tecniche, air bag, abbigliamento riscaldato.

Casco integrale: io uso un integrale, uno pseudo integrale con mentoniera staccabile ed  un jet e se devo essere onesto mi sento tranquillo solo quando indosso l’integrale, indubbiamente il modulare od il jet sono più ventilati e quindi in periodo estivo più “confortevoli”.

Inoltre per avere una certa tranquillità bisogna che il casco sia affidabile e di conseguenza deve avere un prezzo pari alla qualità.

Troppo spesso si vedono caschi da poche decine di euro esposti anche nell’ambito di prestigiosi avvenimenti fieristici, ma la cosa grave non è che li espongano bensì che molti li comprino, perchè è obbligatorio e quindi basta uno qualsiasi…da non spendere molto…

Paraschiena: a quanto si vede l’uso di questo accessorio è abbastanza diffuso, per fortuna, il costo non è eccessivo e dà una sensazione di sicurezza.

Io ritengo che sia di fatto una protezione efficace per prevenire lesioni alla schiena, magari non dai poteri taumaturgici ma averla o non averla può fare la differenza.

Guanti tecnici: chiunque abbia avuto la spiacevole esperienza di scivolare con la moto sa benissimo quanto possano essere dolorose, senza per questo essere gravi, le abrasioni che ci si procura grattando l’asfalto, un bel paio di guanti tecnici può essere di valido aiuto nel non dover poi andare a cercare con la pinzetta i grani di asfalto che si sono conficcati nella carne.

Abbigliamento tecnico: d’inverno abbiamo già detto che è magari più facile indossare qualcosa che abbia una parvenza di protezione ma d’estate casca l’asino, fa caldo, c’è afa, figuriamoci se abbiamo voglia di indossare giubbino e pantaloni con in aggiunta le protezioni!

Molto meglio pantaloni leggeri, camicetta e casco….

Vale sempre quanto detto circa l’uso delle pinzette.

Calzature tecniche: qui non vorrei spendere molte parole, avere le caviglie ben protette significa risparmiarsi lunghe, dolorose e costose sedute dal fisioterapista.

Ora tocchiamo due articoli che vengono a torto od a ragione ritenuti di nicchia e, dai più, superflui più di ogni altro capo di cui abbiamo dissertato precedentemente.

Sono di recente introduzione sul mercato ed incontrano lo scetticismo di molti, in particolare di coloro che la moto la usano o per andare al lavoro con brevi tragitti quotidiani e magari urbani oppure di coloro che la moto la usano solo nel periodo estivo e senza lunghe percorrenze.

Parliamo di air bag e di abbigliamento riscaldato.

Io ho una percorrenza media annuale di oltre 30.000 km, viaggio in qualsiasi stagione e se programmo un viaggio invernale mi organizzo per non soffrire o quanto meno per soffrire il meno possibile.

In previsione di questo ho acquistato diversi capi di abbigliamento della Klan e devo dire che svolgono egregiamente il loro compito.

Quando avete indossato dai guanti ai calzini riscaldati vi garantisco che l’inverno vi farà meno paura ed i km che macinerete non vi peseranno come prima.

Una semplice connessione alla batteria della moto, in emergenza una batteria ad hoc per i capi Klan ed un confortevolissimo tepore vi accompagnerà per tutto il viaggio indipendentemente dalla temperatura esterna.

Cadere con le membra completamente intirizzite è molto ma molto più pericoloso che cadere con il corpo caldo ed i muscoli non atrofizzati dal freddo.

Che i riflessi, tra l’altro, vengano rallentati dal freddo è cosa risaputa e se date un’occhiata alla tabella che ho trovato su Internet capirete quanto sia importante per noi motociclisti proteggerci dal freddo.

Ho lasciato per ultimo l’air bag perchè è il capo che più sta suscitando opinioni contrarie, eccessivo per un motociclista di tutti i giorni? Scomodo?  Ingombrante? Costoso? Adatto solo per chi fa agonismo?

Tutti noi quando acquistiamo una vettura ci assicuriamo che abbia l’aria condizionata e più air bag possibili, anteriori, laterali….perchè non dovrebbe essere altrettanto utile avere qualcosa di simile addosso che ci protegga in una eventuale caduta?

Se abbiamo riconosciuto l’estrema utilità del paraschiena perchè non dovremmo ammettere che l’air bag è molto più efficace?

Ormai è stato adottato anche dai professionisti che svolgono attività agonistica e questo è un chiaro segnale dell’utilità del sistema, non credo che un campione del mondo di Moto GP si carichi addosso un qualcosa che potrebbe limitarlo nelle sue prestazioni…

Anche in questo caso ci possono essere articoli diversi, con caratteristiche diverse e con prezzi diversi, certamente ognuno farà le proprie valutazioni,  io ho acquistato quello che più mi ha dato l’impressione di completezza nel proteggermi: Collo, schiena, coccige, costole.

Ho voluto provarlo e sono andato dal rivenditore, la Helite Italia, approfittando della bella giornata ho anche fatto un bel giro in moto sulle sponde del Lago Maggiore guardando la Svizzera, indossato il giubbino che più mi si attagliava ho provato lo strappo ed il gonfiaggio, beh….vi garantisco che la sensazione è stata veramente esaltante, come essere fasciati in un bozzolo.

A questo punto torniamo al motivo iniziale del contendere: tutto questo bagaglio di articoli deve essere imposto come obbligatorio dalla Legge?

Certo che no, sempre a mio modestissimo e personalissimo parere.

Per alcuni articoli sono favorevole all’imposizione, vedasi casco integrale, paraschiena e protezioni, sono quegli articoli che possono fare la differenza tra un morto, un para/tetraplegico ed un ferito più o meno lieve.

Per il restante vale il giudizio di ognuno, se quando vado in bicicletta metto il casco, se quando vado in montagna a fare sci impegnativo mi porto appresso il segnalatore in caso di valanghe, se quando mi compro il paracadute voglio il più affidabile, se quando mi immergo pretendo di avere attrezzatura di prim’ordine ed affidabile, allora tutti quegli articoli diventeranno utili e magari indispensabili, se invece la mia incolumità non mi sta a cuore perchè sono talmente bravo, esperto e fortunato che non cadrò mai e che nessuno mi verrà mai addosso allora risparmiamo tutti questi soldini spesi in accessori inutili e costosi.

Un pensiero per la meditazione: noi motociclisti dovremmo ogni tanto fare un giro in quegli ospedali dove sono in trattamento i politraumatizzati da incidenti motociclistici…..

PROTEZIONI